Cosa succederebbe se le auto potessero leggere nella mente e prevedere le intenzioni degli altri utenti della strada?
Quante volte ci siamo trovati a pensare a quanto sarebbe utile poter prevedere il futuro! Se per l’uomo è ancora un miraggio, per le auto a guida autonoma sembrerebbe realtà. Un nuovo sistema di apprendimento automatico aiuterebbe le auto senza conducente a prevedere le prossime mosse di conducenti, ciclisti e pedoni in tempo reale. Il nostro sistema strada non è, però, animato da automi. A volte siamo noi, a piedi o alla guida, i primi a non aver ben chiaro dove vogliamo andare. Come può, quindi, una macchina prevedere le nostre intenzioni? Dove vanno a inserirsi le emozioni, i dubbi e le azioni impulsive proprie dell’uomo?
ANTICIPARE IL COMPORTAMENTO DEGLI ALTRI SULLA STRADA È POSSIBILE?
Con l’evoluzione della tecnologia il pensiero di poter leggere la mente ha preso utopisticamente piede nella realtà futura. Se per gli uomini sembra essere un traguardo ancora lontano, per le macchine si tratterebbe di un futuro decisamente prossimo. I ricercatori del MIT hanno creato un sistema di apprendimento automatico che prevedrebbe in modo efficiente le traiettorie future di più utenti della strada, come conducenti, ciclisti e pedoni. Potrebbe consentire, inoltre, a un veicolo autonomo di navigare in modo più sicuro nelle strade cittadine. Gli esseri umani, infatti, potrebbero rappresentare uno dei più grandi blocchi stradali tenendo i veicoli completamente autonomi fuori dalle strade cittadine. Perché un robot possa guidare un veicolo in sicurezza, deve essere in grado di prevedere cosa faranno i conducenti, i ciclisti e i pedoni nelle vicinanze. Semplice a dirsi. Quanto, però, la mente dell’uomo può essere prevedibile?
PREVEDERE IL COMPORTAMENTO UMANO: LO STUDIO
La previsione del comportamento è un problema difficile e le attuali soluzioni di intelligenza artificiale sono troppo semplicistiche. Gli studi compiuti finora presuppongono che i pedoni camminino sempre in linea retta o possono prevedere solo le prossime mosse di un singolo agente. Sappiamo, invece, che nel sistema strada si muovono più agenti contemporaneamente, intrecciando le loro traiettorie. Per ovviare a ciò, i ricercatori del MIT hanno escogitato una soluzione apparentemente semplice. Scomponendo un problema di previsione del comportamento multiagente in pezzi più piccoli e affrontandoli individualmente parrebbe che un computer possa risolvere questo compito complesso in tempo reale. Prima indovinerebbe le relazioni tra due utenti della strada, per poi utilizzare tali relazioni per prevedere le traiettorie future di più agenti. Pensando al sistema strada in cui quotidianamente ci immergiamo come tutto questo si potrebbe attuare? Conoscere chi ha la precedenza e chi deve cederla è sufficiente perché ciò avvenga?
LETTURA DELLA MENTE E INCIDENTI STRADALI: PAROLA ALLA PSICOLOGIA
Seppur il loro metodo sia considerato il più accurato e ciò potrebbe aiutare a riporre fiducia nei veicoli autonomi, vi sono dei limiti non sottovalutabili. L’uomo, pur essendo un essere razionale, agisce anche sull’onda delle proprie emozioni. Con il nostro comportamento, inoltre, andiamo ad influenzare chi ci circonda. Ad esempio se non cediamo una precedenza obblighiamo colui che ne aveva diritto a frenare per evitarci. Il quadro del MIT non può tenere conto dei casi in cui due agenti si influenzano a vicenda. Prevedere le traiettorie future di molteplici agenti interagenti è un territorio poco esplorato e complesso. Se ipotizzare le traiettorie di due o più veicoli interconnessi può sembrare possibile, come prevedere pedoni, ciclisti, animali o oggetti inanimati? Da un lato vi è quello che si dovrebbe fare, dall’altro l’influenza determinante rimane quella del fattore umano. L’incidente stradale non è un fatto matematico e, spesso… 2+2 non fa 4!