Crisi Stellantis: sciopero generale del settore auto il 18 ottobre

Crisi Stellantis: sciopero generale del settore auto il 18 ottobre

Preoccupante situazione degli stabilimenti Stellantis in Italia, con la produzione in netto calo. Sindacati proclamano lo sciopero generale

24 Settembre 2024 - 19:30

La crisi degli stabilimenti Stellantis in Italia, tra cassa integrazione e chiusure prolungate, diventa sempre più preoccupante e per i sindacati è giunto il momento di una grande mobilitazione unitaria a livello nazionale: Fiom-Cigl, Fim-Cisl e Uilm hanno proclamato per venerdì 18 ottobre 2024 uno sciopero generale di tutti i lavoratori del settore auto, della durata di 8 ore, e hanno organizzato per lo stesso giorno una manifestazione a Roma, che si concluderà in piazza del Popolo. Insomma, il temuto ‘autunno caldo’, che fa tanto anni ’70 e ’80, sta per concretizzarsi.

Aggiornamento del 24 settembre 2024 dopo la proclamazione dello sciopero nazionale del settore automotive per il 18 ottobre.

PRODUZIONE AUTO A PICCO NEL 2024

Del resto i numeri sono chiari: nel primo semestre del 2024 il calo della produzione negli stabilimenti italiani di Stellantis è stato del 25,2%, con un impatto enorme in termini di cassa integrazione in tutti gli impianti. Alla fine dell’anno il calo dovrebbe attestarsi intorno ai 500 mila veicoli. Negli ultimi 17 anni (2007-2024) la produzione di auto in Italia di Fiat (poi FCA e Stellantis) si è ridotta di quasi il 70% da 911.000 alle 300.000 stimate quest’anno se continuerà l’attuale trend. Delle 505 mila auto vendute in Italia meno della metà è stata prodotta nel nostro Paese (225 mila). Senza contare che la recente decisione del gruppo franco-italiani e di ACC di sospendere l’investimento nella Gigafactory di Termoli aggiunge ulteriori preoccupazioni rispetto al futuro.

La situazione del settore automotive in Italia e in Europa è sempre più critica. In assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere irrimediabilmente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale“, hanno dichiarato i rappresentanti dei sindacati annunciando lo sciopero dell’automotive il prossimo 18 ottobre.

Per le organizzazioni dei metalmeccanici, “sono indispensabili urgenti interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della UE, mirate politiche industriali da parte del Governo e impegni industriali seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica“.

SINDACATI METALMECCANICI CHIEDONO L’INTERVENTO DEL GOVERNO

I sindacati chiedono specificatamente al Governo di “dare concretezza al confronto iniziato più di un anno fa al Mimit, perché è necessario che, oltre al confronto in corso con Stellantis e agli impegni già presi, si attui un piano strategico con azioni mirate anche per le aziende della componentistica“. Viene considerato in particolare “non più procrastinabile e indispensabile il coinvolgimento da parte della presidenza del Consiglio e del CEO di Stellantis, che insieme alle organizzazioni sindacali, determinino le prospettive dell’automotive nel nostro Paese“. Per fare questo, secondo Fim, Fiom e Uilm, “il Governo deve mettere a disposizione risorse pubbliche, vincolate a precisi impegni di tenuta occupazionale da parte delle imprese. Risorse che non devono essere limitate agli incentivi per l’acquisto di auto, i quali, tra l’altro, nel 2024 non hanno dato benefici alle produzioni in Italia“.

Impianto Stellantis

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I sindacati ricordano infine che l’utilizzo degli ammortizzatori sociali sta crescendo ovunque e che, in molti casi, si è ormai prossimi al massimo consentito dalle attuali normative di legge già dai primi mesi del 2025, “nonostante la continua e progressiva riduzione del numero complessivo degli addetti“. Secondo le tre organizzazioni “il piano industriale dovrà prevedere missioni produttive sufficienti a saturare tutte le fabbriche, nonché investimenti negli enti di ricerca e più in generale negli enti centrali“. Per quanto riguarda l’eventuale ingresso di nuovi produttori di auto in Italia, è vista come un’opportunità “se concepito in aggiunta e non in sostituzione dell’attuale presidio industriale e, come avviene in altri Paesi europei, dovrà essere vincolato dal Governo anche alla partecipazione diretta dello Stato negli asset societari, all’attrazione di know how, alla valorizzazione della catena di fornitura del nostro Paese e al rispetto delle norme e dei contratti nazionali“.

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