Nubi sulla rigida normativa italiana che riguarda le targhe estere: l'UE ha boccia il divieto di circolare dopo 60 giorni introdotto dai decreti Sicurezza. E adesso che succede?
La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha bocciato la rigida norma italiana sulla circolazione delle targhe estere, introdotta nel 2018 con i decreti Sicurezza voluti dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Chiamato in causa per dirimere una questione sollevata da un Giudice di pace di Massa Carrara, l’organismo europeo ha sentenziato che non si può imporre la reimmatricolazione del veicolo, con i relativi oneri, a chi risiede in uno Stato membro dell’UE, quanto meno se l’utilizzo del mezzo è temporaneo. Al momento dal punto di vista pratico non cambia nulla, ma la pronuncia della Corte europea potrebbe portare il Governo italiano a rivedere la norma.
LO STOP ALLE TARGHE ESTERE CON IL DECRETO SICUREZZA 2018
Come probabilmente ricorderete, la stretta sulle targhe estere fu decisa per stoppare i molti furbetti che, nonostante fossero residenti in Italia da molto tempo (o da sempre), utilizzavano auto con targa straniera per assicurarsi illecitamente numerosi vantaggi fiscali e pratici (come non pagare il bollo o le multe stradali). Per impedire ciò la nuova norma (art. 93 comma 1-bis CdS) aveva disposto il divieto, per i residenti in Italia da oltre 60 giorni, di circolare con un veicolo immatricolato all’estero, Paesi UE inclusi. Pena una sanzione molto severa, da 711 a 2.842 euro, più il divieto di circolazione fino alla messa in regola e l’eventuale confisca. Prima il limite per mettersi a norma, ossia immatricolare l’auto in Italia, era addirittura di 365 giorni. L’articolo 93 del Codice della Strada prevede comunque alcune eccezioni per i lavoratori frontalieri e per altre specifiche categorie.
NORMA ITALIANA SULLA CIRCOLAZIONE DELLE TARGHE ESTERE: IL CASO FINITO ALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE
Tuttavia questa norma, secondo la Corte di giustizia UE, sarebbe contro i regolamenti unionali e in particolare contro l’articolo 63 del TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) che vieta le restrizioni ai movimenti di capitali tra Paesi membri. I giudici europei hanno infatti qualificato come rientrante nella suddetta fattispecie il caso di un cittadino residente da tempo a Massa Carrara che aveva fatto ricorso al GdP competente per farsi annullare le pesanti sanzioni comminategli perché sorpreso alla guida di un’auto con targa slovacca intestata alla moglie, residente in Slovacchia. Il Giudice di pace italiano, avendo effettivamente rilevato nel caso in questione un’eccessiva onerosità degli adempimenti imposti dall’articolo 93 CdS, una discriminazione basata sulla nazionalità e una violazione dei diritti riconosciuti dal TFUE, ha preferito trasmettere gli incartamenti alla Corte UE per una valutazione.
TARGHE ESTERE: PERCHÉ L’UE HA BOCCIATO LA NORMA ITALIANA?
Valutazione che non si è fatto attendere e che non è risultata affatto benevola con la legislazione italiana: la norma nazionale infatti, imponendo alle persone residenti in Italia da più di 60 giorni una nuova immatricolazione degli autoveicoli già immatricolati in altro Stato UE, con pagamento dei relativi oneri, finisce per applicare una tassa al comodato d’uso transfrontaliero dei veicoli a motore. Invece, ed è qui che sta l’inghippo, il comodato d’uso dei veicoli immatricolati in Italia non è assoggettato a questa doppia imposizione, un’evidente differenza di trattamento che può dissuadere i residenti in Italia dall’accettare il comodato d’uso loro offerto dai residenti in un altro Paese membro.
Pertanto l’articolo 93 del nostro Codice della Strada costituisce una chiara restrizione alla libera circolazione di capitali ai sensi dell’articolo 63 del TFUE. Restrizioni che secondo il trattato UE sono ammissibili solo per motivi imperativi di interesse generale o per finalità di contrasto della frode fiscale, che non sembrano però ravvisabili nella vicenda in esame, in cui peraltro l’uso del veicolo in altro Stato era da considerarsi solo temporaneo e non permanente.
TARGHE ESTERE E SENTENZA UE: ADESSO COSA SUCCEDE?
E adesso che succede? La Corte di Giustizia europea ha rimesso al Giudice di Pace italiano la valutazione sulla durata e sulla natura dell’uso dell’auto oggetto del procedimento, e quindi per vedere i primi effetti pratici della sentenza bisogna attendere la decisione del GdP di Massa Carrara. Al momento resta il fatto che i giudici europei hanno messo in discussione, anche in linea di principio, la norma italiana che vieta di guidare veicoli con targa estera a chi risiede in Italia da più di 60 giorni, anche se si è cittadini UE. Di conseguenza il nostro Governo potrebbe decidere di intervenire in tempi celeri, ammorbidendo o comunque modificando la legge, per evitare il rischio di una procedura d’infrazione.