Le lamentele di un operaio fanno scoppiare una bomba in Tesla: superlavoro, stress e infortuni sarebbero di casa. Musk risponde irato
Tesla è in pieno fermento perché deve gestire la Gigafactory, Solarcity, i suoi piani di espansione internazionali e, ultimo ma non ultimo, la messa in produzione della sua nuova e gettonatissima Model 3 (sapevi che Tesla ha iniziato la produzione di pre-serie della Model 3?). La fabbrica di Fremont sta lavorando a pieno regime per la produzione attuale e si sta attrezzando per la Model 3 ma, proprio durante questo sforzo, potrebbe arrivare una tegola nelle relazioni industriali. Un operaio ha infatti scritto una lettera aperta lamentandosi di presunte falle nella sicurezza, del superlavoro e delle paghe, suscitando l'irata reazione di Elon Musk.
IL MIO NOME È MORAN, JOSE MORAN La carne messa al fuoco da Elon Musk è veramente tanta, coinvolgendo nuovi modelli, nuove realtà produttive (leggi della rivoluzione nella produzione delle auto permessa dalla Gigafactory) e nuovi business. Nel bel mezzo di questo fervore creativo arriva però la grana Moran: si tratta di un operaio che ha denunciato pubblicamente presunte condizioni lavorative e salariali difficili nell'impianto di fremont, quello dove si assemblano le attuali Model S e X. Jose Moran ha infatti pubblicato, sul sito d'informazione Medium, una lettera aperta dal contenuto “scabroso” dal punto di vista sindacale e industriale.
TROPPO LAVORO E PAGHE BASSE Moran parla della sua esperienza nell'impianto di Fremont (California), nel quale lavora da 4 anni. Le condizioni di lavoro descritte da Moran includono “un eccessivo lavoro straordinario obbligatorio”, che definisce essere, allo stesso tempo, stressante e necessario per compensare il costo della vita astronomico nella Bay Area, la zona intorno a San Francisco che ospita cittadine famose come Palo Alto, Berkeley e Oakland. Secondo Moran i lavoratori Tesla guadagnano cifre che vanno da 17 a 21 dollari l'ora, lontanissime quindi da quei 25,58 dollari che lui cita come media nel settore auto. La fonte ufficiale Bureau of Labor Statistics indica invece come retribuzione oraria media del settore della produzione di veicoli a motore, per il mese di dicembre 2016, la cifra di 29,53 dollari. Moran ha anche scritto di aver lavorato una media di più di 60 ore settimanali e che gli infortuni nell'impianto di Fremont sono frequenti. Come se non bastasse, Moran ha anche accusato Tesla di tentare di mettere a tacere i dipendenti, nel tentativo di impedire loro di formare un sindacato dei lavoratori.
TUTTE FANDONIE Nel post si legge anche che “in molti abbiamo parlato di sindacalizzazione della fabbrica e abbiamo chiesto supporto al sindacato United Auto Workers (si è parlato di UAW nel post scritto durante le presidenziali USA e dedicato ai cambiamenti per il mercato dell'auto). Nello stesso i tempo dirigenti hanno messo in campo azioni che stanno dissuadendo i lavoratori a fare pubblicità alla questione. Recentemente è stato chiesto a noi lavoratore di firmare delle norme sulla riservatezza che minacciano conseguenze nel caso esercitassimo il nostro diritto di parlare di salari e condizioni di lavoro”. La reazione di Elon Musk è arrivata a stretto giro di posta, come riportato da Gizmodo: “Francamente, trovo questo attacco moralmente oltraggioso e ingiusto verso Tesla, che è l'unica casa automobilistica rimasta in California a causa dei costi molto alti. Ritengo che questo ragazzo è stato pagato dalla UAW per lavorare in Tesla e agire per il sindacato. Non lavora veramente per noi, lavora per la UAW”. Musk ha anche rigettato l'accusa di bassi salari: “Tesla offre paghe base superiori a quelle medie per i dell'automobile, dell'industria aerospaziale e dell'agricoltura e il totale è più alto per un dato livello di anzianità”. Dal canto suo la UAW ha dichiarato a CNBC che “il Signor Moran non è pagato da UAW e non lo è mai stato. Ci auguriamo che Tesla chieda scusa a Moran per le falsità diffuse sul suo conto. Possiamo confermare che il signor Moran e altri dipendenti di Tesla ci hanno interpellato e che li accogliamo a braccia aperte”.