Uber nel caos: via il Presidente e Kalanick vuole “comprare” i tassisti

Uber nel caos: via il Presidente e Kalanick vuole “comprare” i tassisti Il Presidente di Uber

Il Presidente di Uber, Jeff Jones, si è dimesso dopo 6 mesi. Un altro colpo per Kalanick, che cerca accordi con i tassisti

20 Marzo 2017 - 10:03

“Un uomo di carattere non ha un buon carattere” la frase di Jules Renard non è sempre vera ma forse si adatta al caso specifico di Travis Kalanick, il co-fondatore e CEO di UBER (leggi che Kalanick ha abbandonato la task force di esperti convocata da Trump). Le figure geniali e carismatiche, si sa, a volte sono spigolose e la coesistenza con loro può quindi risultare problematica e, se si fa peccato a pensar male, come non pensare a qualche attrito di troppo dietro alle dimissioni del Presidente Jeff Jones dopo appena 6 mesi?

ARRIVANO I RINFORZI La notizia, ridotta all'osso, è lapidaria: Uber Technologies perde il suo Presidente Jeff Jones dopo meno di un anno, aggiungendo un'altra turbolenza a quelle che l'azienda ha sperimentano nel 2016 e in questo scorcio del 2017. La compagnia della “U” si è fatta mancare ben poco: accuse di molestie sessuali, una cultura del lavoro “tossica” e il comportamento aggressivo del CEO Travis Kalanick sono solo le ultime controversie. Soltanto il mese scorso Bloomberg ha pubblicato un video nel quale si vede Kalanick che strapazza un probabilmente poco colpevole driver di Uber e poco dopo il CEO ha detto che cercava una “leadership help” e che pensava ad assumere un COO-Chief Operating Officer, ossia un direttore operativo.

IMMAGINE DA RISOLLEVARE L'idea (c'era da stupirsene?) è stata vissuta come un demansionamento, o giù di lì, per Jones, che è stato assunto l'anno scorso al secondo posto della catena di comando come Presidente del ride-sharing, core business per Uber. Una fonte ha citato questo motivo come la base della decisione di Jones, un malessere generato anche dalle accuse di sessismo e molestie lanciate a vari esponenti della società.

Recode cita una nota ufficiale di Uber: “Vogliamo ringraziare Jeff per i suoi sei mesi presso l'azienda e gli auguriamo tutto il meglio per il suo futuro”. Una mail di Kalanick allo staff ha invece un tenore diverso: “Dopo che abbiamo annunciato la nostra intenzione di assumere un COO, Jeff ha preso la difficile consapevolezza di non vedere il suo futuro in Uber. È un peccato che questo sia stato annunciato a mezzo stampa stampa ma ho pensato che fosse importante inviare atutti voi una e-mail prima di commentare pubblicamente l'accaduto”.

PROVIAMO CON GLI ACCORDI L'ex Presidente ha comunicato, fra l'altro, che: “ora è chiaro che le le cose nelle quali credevo e l'approccio alla leadership che hanno guidato la mia carriera sono in contrasto con quello che ho visto e sperimentato in Uber e quindi non posso continuare ad essere Presidente come della divisione”. L'arrivo di Jones era stato molto pubblicizzato da Kalanick, che l'ha definita un'assunzione di valore. Jones era il CMO-Chief Marketing Officer della grande catena di supermercati Target, azienda nella quale aveva lavorato bene, ed il suo compito in Uber, tra gli altri, è stato quello di ricostruire l'immagine, molto compromessa, della società. In effetti oltre agli scontri con le Autorità della California (leggi di come Uber torna alla carica nella guida autonoma ma con il guidatore), Uber deve fronteggiare le accuse di avere una versione tarocca della sua app per evitare i controlli e le recenti e pesanti questioni di molestie sessuali e sessismo. Oltre ad un altro abbandono pesante, quello del responsabile della mappatura Brian McClendon, sono ancora in essere la causa con Waymo per questioni di spionaggio industriale e gli scontri con i tassisti che hanno anche scioperato.

Riguardo questo versante c'è da registrare la recentissima proposta di Carlo Tursi, il giovanissimo general manager di Uber Italia, che ha annunciato la partecipazione dell'azienda ad un eventuale Fondo di compensazione per i tassisti qualora il mercato venisse liberalizzato. Se i taxi venissero aperti al mercato le (salate) licenze perderebbero molto valore ma Uber aiuterebbe con una quota delle sue transazioni i titolari. Tursi vede bene anche in Italia (per ora c'è soltanto Uber Black a Roma e Milano) Uber Taxi, piattaforma alla quale potrebbero aderire i tassisti negli orari dopo i loro turni. L'offerta di Tursi per un incontro da tenersi oggi è andata però deserta: la Traversata del deserto sembra quindi ancora lunga per la creatura di Kalanick.

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