
Un driver UberPop multato dai vigili a Genova ha riavuto la patente. Ma ogni ricorso fa storia a sé
La telenovela UberPop (il car sharing privato di Uber) si arricchisce di una puntata: accolto dal Giudice di pace di Genova il ricorso di un driver di UberPop che si era visto ritirate la patente da un vigile urbano. Secondo la general manager di Uber Benedetta Arese Lucini, questa sentenza “conferma che il servizio offerto da Uber non è in alcuna maniera relativo a un servizio taxi abusivo: se il servizio di taxi è un trasporto pubblico e come tale obbligatorio, caratterizzato da tassametro, partenza da piazzole riservate e utenza indifferenziata, Uber è cosa del tutto diversa”.
PAROLA AL GIUDICE – Stando al magistrato, Uber è “condivisione volontaria della propria auto per esigenze di mobilità privata all'interno di un social network”. Permane comunque, dice la Lucini, “la necessità di provvedere a una nuova e organica normativa del settore del trasporto e della mobilità che tenga conto delle nuove tecnologie che di fatto lo hanno già rivoluzionato a vantaggio della collettività e per una maggiore vivibilità delle nostre città”. Insomma, una riforma del Codice della strada, che metta fine a ogni dubbio, riportando con chiarezza quali siano le regole, alla luce delle evoluzioni tecnologiche.
SOLO PER QUEL CASO SINGOLO – Proprio ieri sera, in conseguenza della decisione del Giudice di pace, c'è stata la protesta dei tassisti genovesi, che contestavano la decisione del giudice di pace di Genova con la quale ha accolto il ricorso di un driver di Uber che si è visto ritirate la patente da un vigile urbano. Grazie alla mediazione della prefettura, che ha spiegato punto per punto la sentenza del Giudice di pace, la protesta è rientrata. Secondo quanto appreso da fonti vicine al sindacato, infatti, con la sentenza il magistrato non ha legittimato il servizio di UberPop. Il Giudice di pace ha ritenuto “non corretta l'interpretazione del vigile urbano che ha contestato al driver UberPop l'articolo 86 del Codice della strada, che norma l'attività del tassista, piuttosto che l'art. 85 sul noleggio delle autovetture con autista”. Essendo dunque sbagliati i fondamenti della contestazione, ha accolto il ricorso dell'autista. Come spiega Maurizio Caprino sul Sole 24 Ore, la differenza tra le due ipotesi di violazione è fondamentale, perché nel caso dei taxi le sanzioni sono ben più pesanti e dissuasive (e forse è per questo che gli agenti sono portati ad applicarle al posto di quelle che riguardano il noleggio con conducente): pagamento di 168 euro e sospensione della carta di circolazione da due a otto mesi, contro un pagamento di 1.761 euro, confisca del veicolo e sospensione patente da quattro a 12 mesi. Inoltre, a chi viene riconosciuto tassista abusivo la licenza di guida viene revocata se si accerta una recidiva nell'arco di un triennio. La sentenza ha escluso l'applicazione della norma sui taxi perché UberPop è un servizio di condivisione volontaria della propria auto per esigenze di mobilità privata all'interno di un social network”. Quindi, pur essendo un precedente di cui tener conto, va considerato che la sentenza del Giudice di pace di Genova riguarda solo quel caso singolo, specifico; da quella sentenza non si possono trarre princìpi di ordine generale.
LA POSIZIONE DI UBER – A proposito di multe ai driver UberPop, ricordiamo la posizione dell'app californiana: “Uber assisterà i driver nel ricorso perché non è giusto che vengano colpite così duramente persone che partecipano attivamente a migliorare la mobilità della propria città. Sappiamo che l'innovazione spesso è difficile da comprendere perché muta gli equilibri esistenti, ma è anche vero che è difficile arginarla, perché come nel caso di Uber nasce da un'esigenza concreta della società”. Comunque, senza auto e con la multa sul groppone, i vari provvedimenti dei vigili nei confronti degli autisti UberPop risultano pesanti. Ne verremo mai a capo? Ci sarà una regola generale a livello nazionale? Un ministro si prenderà una qualche responsabilità? E i Comuni si adegueranno alle istruzioni ministeriali? Anche la vicenda UberPop in Italia è lo specchio della situazione di crisi e incertezza che grava sulla nostra nazione. D'altronde, se dal 2010 si attende la riforma del Codice della strada, che non arriva; e se da cinque anni si aspetta un decreto interministeriale che impedisca ai Comuni di fare cassa con gli autovelox fuori città, è lecito attendersi che nei prossimi mesi i nostri politici, né al livelllo centrale né a livello locale, facciano qualcosa di concreto per risolvere la questione. Tranne qualche sparata in pubblico, di tanto in tanto, per sedare gli animi più caldi…