Uber chiude per sempre i test in Arizona dopo l'incidente mortale costato il posto a 300 dipendenti e annuncia i nuovi piani per la guida autonoma
Passerà alla storia come il primo incidente mortale costato la vita a un pedone che la tecnologia sperimentale di Uber, una volta collaudata, avrebbe dovuto salvare e per questo in un primo momento Uber annunciò lo stop ai test delle auto a guida autonoma in Arizona. Dopo due mesi dal tragico evento e il rimpallo di responsabilità tra la tecnologia inefficace e il fatto che al momento dell'impatto il collaudatore era distratto, Uber annuncia clamorosamente ai suoi 300 dipendenti del team operativo in Arizona che la loro posizione lavorativa sarà chiusa. Intanto però mentre continua ad essere sotto i riflettori delle autorità USA e dell'opinione pubblica, Uber fa già sapere che i test riprenderanno dopo aver analizzato le cause che hanno provocato l'incidente Uber a Tempe il 13 marzo 2018, qui ci sono i dettagli dell'accaduto e il video diffuso dalla polizia.
L'ARIZONA NON VUOLE LE AUTO DI UBER Puntare il dito contro la tecnologia non adeguata, acerba o imperfetta a salvare vite umane è la conseguenza scontata dell'incidente mortale avvenuto durante i test di guida autonoma a Tempe (Arizona). Ma l'episodio che ha portato allo stop immediato dei test sia da parte di Uber che delle autorità locali, ha scatenato la pronta reazione dell'azienda che sulla Volvo XC90 di serie venduta sul mercato sviluppa il software che assiste gli automobilisti comuni durante la guida – leggi qui i commenti sui sistemi di sicurezza disattivati al momento dell'incidente. Sotto il fuoco incrociato Uber ha subito annunciato che non avrebbe rinnovato più i permessi in Arizona e California spiegando che le auto a guida autonoma non avrebbero circolato più su strade pubbliche nel prossimo futuro, e quasi simultanea è stata la messa al bando a tempo indeterminato delle auto di Uber ordinata dal Governatore dell'Arizona.
SI SALVANO 550 DIPENDENTI A fare le spese di questa vicenda ora saranno anche i dipendenti Uber dell'Arizona, non tutti, ma una buona parte di quelli che erano impegnati nei test, che Uber ha ufficialmente messo alla porta. La portavoce di Uber Stephanie Sedlak sostiene che la decisione non ha effetto su altri 550 dipendenti dell'Arizona. Quella dei dipendenti costretti a logoranti turni di lavoro è una riflessione che fin da subito abbiamo cercato di chiarire contattando Uber, anche alla luce dei precedenti giudiziari proprio a carico del collaudatore che era al volante al momento dell'incidente – leggi qui cosa ha risposto Uber.
LA FAMIGLIA NON FARA' CAUSA E L'AUTO ROBOT RIPARTE Uber ha affermato in una dichiarazione che rimane incentrato su una “revisione della sicurezza dall'alto” e concentrerà maggiori sforzi sui suoi hub di ingegneria a Pittsburgh e San Francisco. Per scrollarsi di dosso questa triste vicenda pare che Uber abbia stretto un accordo economico bello grosso per distogliere il marito e la figlia della vittima dall'idea di avviare una causa penale contro l'azienda, al punto che i congiunti della donna “considerano chiusa la triste vicenda”. E ora Uber ha strada libera per concentrarsi sul rilancio delle auto a guida autonoma a Pittsburgh a partire da questa estate.