
Grazie a un nuovo round-up di finanziamenti,si candida a diventare la startup che vale di più al mondo. E alcune sentenze danno ragione ai driver Uber
Uber, il rivoluzionario e discusso servizio di noleggio con conducente attraverso smartphone (leggi qui come funziona Uber), negli ultimi mesi ha creato molti malumori fra i tassisti italiani e non solo, tuttavia rende, e tanto. Dopo essere già passato alla storia per essere stato riconosciuto come la startup più remunerativa, adesso Uber risulta la App con più valore al mondo. Dati alla mano, il valore di Uber ammonta a 50 miliardi di dollari: una cifra impressionante, raggiunta in precedenza soltanto da Facebook prima della sua quotazione.
UBER A CACCIA DI NUOVI FINANZIATORI – Più nel dettaglio, la valutazione di Uber si basa soprattutto sulla possibilità di ottenere nuovi finanziamenti: la App californiana, che già lo scorso dicembre aveva raccolto diversi milioni di dollari, adesso torna alla carica presso gli investitori: l'obiettivo è di racimolare una cifra che oscilla fra 1,5 e 2 miliardi di dollari. Il biglietto da visita con il quale Uber si presenta agli investitori, rivela il “Wall Street Journal”, evidenzia previsioni gigantesche: Uber Technologies prevede di aumentare i propri ricavi a 2 miliardi di dollari (un aumento del 400%).
UN AGGRESSIVO PROGRAMMA DI ESPANSIONE – Cifre vertiginose, che confermano la stima di valutazione della “App d'oro” per il noleggio con conducente via smartphone nonostante Uber non sia vista di buon occhio in molte parti del mondo. E che la crescita di Uber cresca a livelli “esponenziali” lo indica il fatto che a inizio 2015, quando cioè venne dato il via a un round di raccolta capitali, la sua valutazione si attestava su 40 miliardi di dollari. Questo, finora, non è che l'ultimo atto di un piano di espansione progettato con modalità “da Caterpillar”: in cinque anni, anche grazie a una somma pari a 5 miliardi di dollari tra finanziamenti da parte degli investitori e debiti, la App ha raggiunto 250 mercati a livello mondiale. Attualmente, Travis Kalanick, CEO di Uber, è impegnato nell'impiego delle cifre finora raccolte per potenziare le attività della App verso nuovi mercati (leggi: per fare approdare Uber in un numero sempre maggiore di centri urbani) e per investimenti rivolti a programmi di ricerca e sicurezza. E non è tutto: una nota diramata nelle scorse ore dal “New York Times” rivela che sul taccuino delle priorità da parte di Uber c'è HERE, il servizio di mappe digitali Nokia, nel mirino da parte della App californiana che in questo modo otterrebbe meno dipendenza da Google Maps.
PER UBER ARRIVANO I PRIMI RICONOSCIMENTI – Intanto, in Italia, sono arrivate le prime sentenze che affrancano Uber dalle accuse di abusivismo lanciate negli ultimi mesi dai tassisti di tutto il mondo. Come avevamo pubblicato a fine aprile, secondo il tribunale di Torino (sentenza 1760/15), le presunte attività abusive di Uber decadono in quanto il Codice della Strada non afferma nulla in tal senso. Conseguenza? Molto semplice: il conducente Uber multato dai vigili ha ragione se contesta la multa e il sequestro dell'auto. Questo perché le norme del Codice della Strada che regolano il noleggio di piazza sono antiquate perché redatte in epoche nelle quali non solo la tecnologia smartphone e App non c'era, ma addirittura Internet era di là da venire. In estrema sintesi: se non ci sono regole, nessuno può essere multato. Lo scorso febbraio, il tribunale di Genova aveva accolto il ricorso di un conducente di UberPop – il servizio di car sharing privato di Uber – al quale i vigili avevano ritirato la patente: “Uber è condivisione volontaria della propria auto per esigenze di mobilità privata all'interno di un social network”, indicava il magistrato. Tuttavia, da parte degli stessi dirigenti nazionali di Uber, come avevamo pubblicato all'epoca di quest'ultimo episodio, “Rimane la necessità di provvedere a una nuova e organica normativa del settore del trasporto e della mobilità che tenga conto delle nuove tecnologie che di fatto lo hanno già rivoluzionato a vantaggio della collettività e per una maggiore vivibilità delle nostre città”, aveva affermato la general manager di Uber Benedetta Arese Lucini.
E A MILANO IN QUESTE ORE IL MATCH UBER – TASSISTI VA IN TRIBUNALE – I cittadini di Milano faranno bene ad appuntarsi la data di oggi: è infatti prevista la decisione, da parte dei tribunali civili, sulla legittimità o meno di Uber. L'accusa che le cooperative di tassisti e radiotaxi formulano alla App è di concorrenza sleale, come indicato in un esposto che il movimento consumatori aveva consegnato lo scorso 17 marzo all'Antitrust.