UberBlack, in arrivo una legge che salva l'app?

UberBlack, in arrivo una legge che salva l'app? Nel ddl concorrenza

Nel ddl concorrenza, alcuni emendamenti potrebbero regolarizzare una volta per tutte UberBlack: no all'obbligo di partire da un garage

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16 Luglio 2015 - 10:07

Uber protagonista assoluto della mobilità nuova, del futuro. Il taxi alternativo, che “chiami” con l'app dello smartphone o del tablet, potrebbe essere messo definitivamente in regola con una riforma del codice della strada. Grazie a un emendamento al disegno legge concorrenza in discussione in parlamento: secondo il Sole 24 Ore, nelle commissioni della camera potrebbe inoltre concretizzarsi a sorpresa una parziale regolarizzazione dei servizi Uber. Da un lato verrebbe abrogato l'obbligo per il Noleggio con conducente di ricevere prenotazioni solo presso l'autorimessa, dall'altro cadrebbe l'obbligo della sede del conducente e della rimessa esclusivamente nel comune che ha rilasciato l'autorizzazione.

UNA DISTINZIONE FONDAMENTALE – Se venissero approvate queste modifiche, si regolarizzerebbe quantomeno il servizio di fascia alta di Uber, “UberBlack”: le berline nere guidate da conducenti con licenza. Ossia il Noleggio con conducente, Ncc, che è un po' meno nel mirino dei tassisti nel mondo. Invece, “UberPop”, il taxi alternativo guidato da autisti senza licenza, resterebbe comunque bloccato. Ed è il servizio più osteggiato (fra tutti quelli della società californiana) nel mondo, ovviamente Italia inclusa. Proprio UberPop, dietro ricorso dei tassisti, è stata bloccata a Milano e in tutto il Paese, almeno per ora.

QUEL PROGETTO DI CUI UBERPOP POTEVA PROFITTARE… – Già nell'ottobre 2014 si parlava di riforma del codice della strada per includere il car pooling: una legge del 1993 non prevedeva certamente le app né le moderne forme di mobilità. Con un emendamento dei deputati del M5S alla legge delega di riforma del codice della strada, veniva definito car pooling come “servizio di trasporto, non remunerato, basato sull'uso condiviso di veicoli privati tra due o più persone che debbano percorrere uno stesso itinerario, o parte di esso, messe in contatto tramite servizi dedicati forniti da intermediari pubblici o privati, anche attraverso l'utilizzo di strumenti informatici”. Secondo Maurizio Caprino, il concetto di “remunerazione” si presta a varie interpretazioni. Tutti d'accordo sul fatto che la definizione approvata dalla Camera voglia dire che il guidatore dell'auto che condivide tragitti con i passeggeri non deve guadagnarci, ma il punto è che il rimborso spese che essi dovrebbero dargli si può calcolare in svariati modi. Per esempio, si considera solo il costo del carburante e dell'eventuale pedaggio o anche una quota per l'usura, la manutenzione e la svalutazione del mezzo? E quale criterio va usato, tra i tanti possibili, per calcolare ciascuno di questi elementi di costo? Basta adottare criteri “generosi” per trasformare di fatto un rimborso spese in una sorta di reddito per il guidatore.

IL GARANTE DEI TRASPORTI INSISTE – Intanto, il presidente dell'Autorità dei trasporti, nella Relazione annuale al parlamento, insiste (già qualche mese fa s'era espresso in tal senso, andando in pressing sul governo Renzi affinché faccia nuove leggi che regolarizzino Uber): Andrea Camanzi dice che la questione Uber va risolta non in tribunale, ma con nuove leggi. L'Authority auspica che “il legislatore si faccia quanto prima carico delle necessarie riforme nel convincimento che problemi di policy come questo non possano essere risolti nelle aule di tribunale”. L'obiettivo di Camanzi è “far emergere i nuovi mercati e le relative problematiche regolatorie affinché domanda e offerta di servizi si incontrino in modo trasparente e nel rispetto delle regole proprie di ogni attività economica d'impresa”. Ma quali le soluzioni? La costituzione di un albo dei drivers, la riconduzione al regime del lavoro occasionale delle prestazioni dei conducenti non professionisti. Inoltre, la previsione di un obbligo di registrazione per le piattaforme di servizi, l'individuazione nelle regioni degli ambiti territoriali di riferimento per tutti i servizi di trasporto di passeggeri non di linea e la possibilità di modulare le tariffe. Benedetta Arese Lucini (Uber Italia) gli fa eco: “Ancora una volta l'Autorità dei trasporti invita il legislatore a riformare una legge, quella del 1992, che oggi regola il settore della mobilità, e che è ormai inattuale. Non possiamo che fare nostro questo appello, non solo nell'interesse di Uber, ma anche per quello dei consumatori che hanno diritto a scegliere il servizio più consono alle loro esigenze, e nell'interesse di chi in questo momento di forte crisi economica sceglie di condividere un bene e ricavarne un'opportunità economica”.

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