USA: 3 su 4 rinunciano all'auto. I giovani viaggiano in rete

USA: 3 su 4 rinunciano all'auto. I giovani viaggiano in rete Sempre più giovani rinunciano alla patente di guida o all'auto per il ride sharing: è quanto emerge da uno studio dell'Università del Michigan

Sempre più giovani rinunciano alla patente di guida o all'auto per il ride sharing: è quanto emerge da uno studio dell'Università del Michigan

di 
20 Gennaio 2016 - 01:01

In Usa, i giovani “in età” di patente sembrano sempre più disinteressati al conseguimento dell'indipendenza grazie all'opportunità di poter guidare. Il fenomeno è in forte crescita ed è causato sicuramente dalla situazione socio economica del Paese americano, oltre al fatto che stanno emergendo servizi come il ride sharing, mentre ciò che cattura l'interesse dei Millennials per il futuro è la guida autonoma. Ecco spiegato questo atteggiamento di indifferenza giovanile verso quella fase di attesa e conquista della patente di guida e della propria automobile. La questione però fa emergere altri dettagli interessanti.

UN RAPPORTO CHIARO – Un rapporto scritto da Michael Sivak e Brandon Schoettle dell'Università del Michigan e intitolato “Transportation Research Institute” ha fatto emergere dati che devono far riflettere sull'approccio dei giovani in “età da patente” verso il suo conseguimento e verso il desiderio di possedere la “prima automobile”. La percentuale dei ragazzi che decide di acquisire la licenza di guida è in forte calo: basta pensare che nel 1983 la percentuale esprimeva un valore del 91,8%, nel 2008 dell'82%, nel 2011 del 79,7% e nel 2014 del 76,7%. A contribuire al fenomeno di disinteresse è sicuramente la figura dei Millennials che, considerando le loro condizioni economiche e le loro preferenze riguardo gli stili di vita, preferiscono affidarsi a servizi come il ride sharing (utile se non si ha la patente) oppure il car sharing (se si ha la patente ma non la voglia o la possibilità di mantenere un'auto di proprietà). Ad ogni modo si evince che per i Millennials le auto sono sempre meno importanti o meno accessibili.

CHI SONO I MILLENNIALS – I Millennials sono inquadrati in una fascia di età che va dai 18 ai 34 anni: sono una generazione vasta ed eterogenea e si estendono nel mondo con un unico comune denominatore: sono sempre connessi e quasi sempre da mobile. Sanno cosa vogliono, sanno dove cercarlo e soprattutto, quando lo trovano, lo comprano online. Attraverso smartphone e tablet cercano, trovano, spendono comprando con un clic. I Millennials sono propensi al consumismo e rappresentano un target che ingolosisce marketing e pubblicità: sono abili nel destreggiarsi tra siti web, applicazioni, social network per almeno due ore al giorno. A tal proposito alcune aziende hanno capito come “raggiungerli” meglio, così hanno iniziato ad escogitare contenuti web, video, meglio se in serie, meglio se fatti con autoironia e humour, da offrire insieme alle canzoni delle loro rockstar preferite, come ha fatto Toyota su Vevo, oppure una landing page del brand direttamente su una piattaforma in crescita, come Tumblr (idea Fiat). I Millennials hanno un interesse particolare per tutto ciò che caratterizzerà il futuro (leggi qui quale sarà il futuro dell'auto secondo una ricerca di Frost & Sullivan), per questo vedono di “buon occhio” la guida autonoma, anche perché la vedono vicina “ai loro tempi” e a parer loro gli consentirebbe di fare a meno della patente. Questo aspetto però prevede un discorso a parte, che riguarda la sicurezza, perché è immaginabile che, anche con le automobili autonome, bisognerà comunque essere in possesso di patente, in caso di intervento alla guida. 

AUTO COSTOSE, VAI COL CAR SHARING – La ricerca prende in esame anche un altro dato, ovvero quello relativo il costo di acquisto di un'automobile. Negli ultimi anni i prezzi dei listini sono cresciuti mentre la crisi economica ha privato soprattutto i giovani della possibilità di guadagni adeguati (causa anche la disoccupazione) utili all'acquisto della “prima automobile”. È per questo motivo che i Millennials si rivolgono a servizi come il car sharing, che consente loro di utilizzare un'automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un parcheggio, e pagando in ragione dell'utilizzo fatto. Questo servizio consente di non possedere un mezzo ma di averne la possibilità di  utilizzo, in modo da consentire di rinunciare all'automobile privata ma non alla flessibilità delle proprie esigenze di mobilità. L'auto, in questo modo, passa dall'ambito dei beni di consumo a quello dei servizi.

PATENTE DIFFICILE, VAI COL RIDE SHARING – Secondo il rapporto stilato dagli studiosi dell'Università del Michigan, in Usa ottenere una patente di guida a partire dai 16 anni sta diventando sempre più difficile, pertanto la situazione sta scoraggiando sempre di più gli adolescenti a frequentare i corsi per conseguire la patente. Non a caso la ricerca mette in evidenza che i sedicenni che nel 1983 avevano la patente erano il 46,2%, nel 2008 son passati al 31,1%, nel 2011 al 27,5% e nel 2014 al 24,5%. Anche per questo motivo molti Costruttori di automobili stanno ampliando il servizio di ride sharing, ovvero la possibilità di dare un passaggio ad uno sconosciuto in cambio di denaro. Si tratta di un servizio che si svolge quasi sempre in modalità istantanea ed è proposto da aziende che organizzano un unico viaggio su richiesta, prenotandolo con pochissimo anticipo, tramite i social network o una app che coordina al momento l'autista disponibile con il potenziale cliente, scegliendo quello ottimale tra tutti quelli disponibili (leggi qui, secondo una ricerca di BlaBlaCar, quanto incide la sicurezza nel ride sharing). Nel caso degli USA ci sono diverse aziende che gestiscono servizi di ride sharing, quali Lyft (che pare arriverà prossimamente anche in Italia), Uber, Haxi e Sidecar (anche Google è interessata al ride sharing). Secondo alcuni studi sembrerebbe che il ride sharing sia oggi la forma di mobilità più ecologica ed economica, perché coinvolge più persone e un unico mezzo di trasporto. In America ci sono anche servizi specifici come Ridejoy e Zimride, che agiscono come una piattaforma social e sono strettamente riservati agli studenti delle università o ai dipendenti di società che hanno deciso di affiliarsi ad un particolare servizio di ride share.

Commenta con la tua opinione

X