Utenti deboli della strada: è tutta una farsa dei politici?

Utenti deboli della strada: è tutta una farsa dei politici? La riforma del codice della strada non arriva

La riforma del codice della strada non arriva, e in ogni caso sarà monca: salta la protezione degli utenti deboli

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18 Maggio 2015 - 07:05

Fra i tanti annunci dei nostri politici, e in particolare del governo Renzi, c'è la riforma del codice della strada, attesa addirittura da metà maggio 2010. La novità doveva essere la tutela degli utenti deboli della strada, in particolare chi va su due ruote. La necessità di tutelare l'utenza vulnerabile era particolarmente evidenziata nel testo del provvedimento. Avrebbe dovuto quindi essere predisposta una segnaletica ad hoc per gli utenti deboli come bambini, disabili, anziani, pedoni, ciclisti e conducenti di ciclomotori e motocicli. Ma, a distanza di 5 anni, non se n'è fatto nulla.

TUTTI D'ACCORDO – Confindustria Ancma, l'Associazione nazionale ciclo motociclo e accessori, aveva accolto con soddisfazione l'iniziativa, che “significa dimostrare un profondo senso di responsabilità e impegno nei confronti della collettività tutta”. In effetti, la riforma del codice della strada è un provvedimento importante “che punta a razionalizzare al massimo la normativa esistente e, soprattutto, a mettere in sicurezza la mobilità delle persone”, affermava Deborah Bergamini (Pdl), vicepresidente della commissione Trasporti della Camera.

I PASSI DA FARE – Il fatto, ricorda la stessa Bergamini, è che l'Italia deve colmare, anche armonizzando le proprie disposizioni con quelle dell'Ue, un gap importante che la divide dall'Europa: quello relativo alla tutela dei soggetti deboli della strada, ossia ciclisti e motociclisti. Tra le modifiche contenute nella delega al governo, si ricorda l'inserimento degli utenti di ciclomotori e motocicli nella definizione di utenti deboli della strada; l'introduzione di disposizioni atte a favorire la diffusione e l'installazione sulle strade di infrastrutture che garantiscano la sicurezza degli utilizzatori dei veicoli a due ruote; la riforma della disciplina della segnaletica stradale orizzontale e verticale; il libero accesso dei mezzi a due ruote nelle corsie riservate ai mezzi pubblici; l'assunzione di misure che diano l'opportunità di muoversi anche a persone più anziane. Ma tutto è caduto nel dimenticatoio, forse per mancanza di risorse, o forse perché ci sono lobby che spingono affinché il governo si concentri su altre questioni: vedi il regalo dell'esecutivo Renzi alle assicurazioni.

ALTRA PROMESSA NON MANTENUTA – La seconda novità doveva riguardare i neopatentati: oggi, vige l'articolo 117 del codice della strada comma 2-bis, che ha introdotto nel nostro sistema giuridico il divieto per i neopatentati (patente B entro il primo anno dal rilascio della patente) di guidare veicoli aventi una potenza specifica, riferita alla tara, superiore a 55 KW/t. In base all'auspicata riforma, i neopatentati potranno guidare un veicolo con potenza superiore a 55 KW/t se accompagnati da un adulto patentato (con almeno la stessa licenza) da almeno 10 anni. Anche in questo caso, il nulla di fatto. Così, alla fine, gli utenti deboli sono stati dimenticati, e pure i giovani. A guadagnarci sono solo i comuni: tutta questa lentezza del governo li avvantaggia, perché manca il decreto attuativo per la spartizione dei proventi da autovelox. Nel silenzio della legge, i comuni incassano. Potere delle lobby.

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