Viadotto crollato in Sicilia: mille dubbi e poche certezze

Viadotto crollato in Sicilia: mille dubbi e poche certezze Arrivano le critiche dei geologi e i dubbi del costruttore sulla consegna anticipata. Un azzardo ultimare presto. I dubbi sul bonus...

Arrivano le critiche dei geologi e i dubbi del costruttore sulla consegna anticipata. Un azzardo ultimare presto. I dubbi sul bonus...

di 
8 Gennaio 2015 - 11:01

Quel viadotto crollato in Sicilia sta provocando un “terremoto”. Com'era lecito attendersi e com'è giusto che sia. Parliamo del viadotto Scorciavacche, sulla Palermo-Agrigento, inaugurato in anticipo sui tempi il 23 dicembre 2014, e che ha ceduto il 1° gennaio 2015. Una storia che è un incubo italiano, e che per fortuna non ha causato né morti né feriti. Sulla questione, è appena intervenuto a gamba tesa Gian Vito Graziano, presidente del consiglio nazionale dei geologi: “Siamo in grado di realizzare grandi opere, ma continuiamo a trascurare il contesto territoriale e geologico in cui l'opera si inserisce. I geologi rivolgono un forte appello al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi affinché nelle nuove norme tecniche si restituiscano dignità e importanza agli studi geologici”.

SIAMO ALLE SOLITE – Purtroppo in Italia siamo alle solite, dice Graziano: “Siamo in grado di progettare e realizzare grandi opere di rilevante impegno ingegneristico e strutturale, dalle gallerie, ai viadotti alle dighe, ma continuiamo a trascurare il contesto territoriale e geologico entro cui l'opera si inserisce”. Tecnicamente, s'è verificato il crollo del rilevato di approccio alla spalla del viadotto Scorciavacche, sulla Statale 121 Palermo-Agrigento: “Il rilevato appena inaugurato che crolla – punge Graziano – è solo una delle tante testimonianze di questa anomalia nella filiera della progettazione e dell'esecuzione dei lavori”. La progettazione è un passaggio tecnico troppo importante per non avere regole rigide e forme di controllo altrettanto rigide, insiste il geologo. L'esecuzione dei lavori è l'atto materiale con cui un progetto diventa opera dell'uomo e, in quanto tale, deve essere rigorosissima e lasciare spazi minimi a errori od omissioni, insiste Graziano.

ERRORE GRAVE – Ed ecco un'altra stoccata: realizzare una qualsiasi opera infrastrutturale senza aver analizzato con attenzione la storia evolutiva del versante sul quale essa si imposta è un errore progettuale grave, che può essere commesso solo se gli studi specialistici geologici non sono stati compiuti con il dovuto rigore o se il progettista delle opere non ha tenuto conto delle risultanze degli studi stessi. Questo il concetto espresso da Graziano. Il consiglio nazionale dei geologi chiede di definire meglio i contenuti minimi della relazione geologica e di concertare con il progettista (ingegnere, architetto o geometra che fosse) la programmazione e la direzione lavori della campagna di indagine geognostica, da cui si definisce nel merito il modello geologico e quello geotecnico relativo alla specifica opera da realizzare. “Solo se questa logica verrà condivisa dall'apparato politico e dai professionisti, si potrà immaginare un'Italia diversa, con meno disgrazie e titoli da prima pagina sui giornali”, conclude Graziano.

IL COSTRUTTORE SI DIFENDE – Intanto, su repubblica.it, il costruttore si difende. Parola a Massimo Matteucci, presidente del Cmc di Ravenna, la più grande cooperativa di costruzioni d'Italia che guida il consorzio di imprese Bolognetta Scpa, formato con Tecnis e Ccc: si è aggiudicato l'appalto per il grande cantiere da 220 milioni tra Palermo e Agrigento: “Era una cosa che non doveva accadere, anche laddove esistono problemi servono accorgimenti preventivi. Ma nella vita di un cantiere grande come quello di smottamenti simili ne succedono. Ecco, io proverei soprattutto a togliere di mezzo il termine crollo, perché c'è stato solo uno smottamento”. E ancora: “Quel tratto di strada è stato consegnato finito tre mesi prima del tempo, adesso penso che se ci fossimo presi il tempo, col senno di poi… Però questa è una tempesta in un bicchier d'acqua, e la nostra è un'impresa seria”. Ma a questo punto la domanda sorge spontanea: il costruttore ha ultimato l'opera tre mesi prima, intascando il relativo premio (che di solito è previsto negli appalti per le consegne anticipate)?

INTERVIENE CIUCCI – Sulla vicenda del crollo del viadotto, interviene ancora Pietro Ciucci, presidente Anas: “Ho detto in questi anni che sono stati stanziati sempre meno fondi per la manutenzione della statali e autostrade. Ci sono viadotti che necessitano di interventi urgenti che sono stati realizzati decine di anni fa. In questo ultimo periodo è stato stanziato un miliardo di euro attraverso le varie leggi e noi li abbiamo tradotti in 550 progetti. Certo servirebbero più risorse per mettere in sicurezza la viabilità”. Tutto vero. Ma perché Ciucci non lo ha fatto notare tutte le volte che arrivano fondi (come nel caso del decreto del fare, estate 2013)? Sono proprio quelle le occasioni adatte per dire che i quattrini non bastano a migliorare la sicurezza dei viadotti. Inoltre, è singolare una dichiarazione del genere su un viadotto appena inaugurato, per il quale evidentemente i soldi ci sono stati…

Commenta con la tua opinione

X