Ai 20 mila lavoratori l'AD Mueller ha annunciato che la ripresa sarà dolorosa ma senza licenziamenti. L'ipotesi di vendere si fa strada
In pieno scandalo dieselgate alla Volkswagen non perdono tempo e decidono, da subito, di rimboccarsi le maniche. I vertici del Gruppo sono ancora impegnati nel delineare la strategia migliore per venirne fuori, ma qualche opzione poggiata su alcune linee di condotta salde inizia a trapelare dalle “mura di Wolfsburg”. In ballo c'è la dignità di un'Azienda che ha costruito tanto negli ultimi anni e un futuro che, se fino a venti giorni fa era roseo, ora è tendente al grigio e quindi va risanato e riprogrammato.
LINEE DI PENSIERO – Senza tornare su quanto accaduto, è evidente non tralasciare l'importanza per il Gruppo Volkswagen di questo periodo, perché proprio da questi giorni dipende il futuro dell'Azienda tedesca. Dopo la valutazione della portata dello scandalo e la “pulizia interna” fatta, ora i vertici di Wolfsburg dovranno capire cosa fare per ripulire la dignità del Gruppo e soprattutto per riorganizzare i prossimi anni affinché il futuro, ora molto grigio, non assuma tonalità ancora più scure. In questa ottica ciò che si sa è che il management tedesco è ancora indeciso sulla strada da intraprendere, che sicuramente, come annunciato dal “grande capo” non sarà indolore. Ora, le strade da percorrere non sono certo infinite, è evidente che o si interviene sul personale, quindi sulle risorse umane, oppure si taglia sulla produzione, i progetti, la tecnologia, gli stabilimenti. Inevitabilmente crediamo che l'intervento colpirà i due ambiti, magari con qualche peso di troppo per uno dei due e qualche sorpresa nel nuovo assetto aziendale (anche il mercato dell'usato ha risentito dello scandalo dieselgate).
PRONTI A TUTTO – L'annuncio di Matthias Mueller a Wolfsburg è stato chiaro: “il percorso di recupero sarà doloroso, ma i posti di lavoro non sono a rischio”, per ora. Di fatto i 20.000 lavoratori della Volkswagen, riuniti in assemblea straordinaria si sono dichiarati “pronti a tutto”, non a caso i dipendenti arrivati in fabbrica indossavano le magliette bianche, il logo aziendale stampato sopra e una scritta che recitava così: “Una squadra, una famiglia”. L'unione e l'orgoglio non mancano, nonostante si ipotizzano ritocchi ai generosi bonus di produttività, mentre il capo del consiglio di fabbrica Bernd Osterloh ha promesso che vigilerà sui bonus che spetterebbero ai membri del consiglio di amministrazione. Mueller ha così giurato: “gireremo ogni pietra e ci andremo a guardare sotto”. I tagli incideranno inevitabilmente sugli investimenti, soprattutto quelli riservati ai macchinari e alle infrastrutture, rallentando il processo di innovazione. Per non parlare poi dei progetti avviati e futuri, che saranno nuovamente tutti quanti sottoposti a nuova verifica, utile a capire quali sono da sospendere o addirittura cancellare (di sicuro Volkswagen dirà addio all'automobile elettrica). Stessa sorte per i modelli di alto segmento, come la Phaeton, e le sponsorizzazioni in ambiti extra motoristici, come ad esempio quella “costosissima” destinata alla squadra del Wolfsburg.
CHE CIFRE! – Operazione di richiamo a parte, che comunque dovrebbe avere inizio nel mese di gennaio prossimo e concludersi a dicembre del 2016 (senza considerare “intoppi”), il Gruppo Volkswagen si sta preparando a tirar fuori parecchio denaro (solo oltre 6,5 miliardi di euro per richiamare gli 11 milioni di veicoli irregolari venduti nel mondo). L'Azienda tedesca dovrà poi mettere da parte anche dei risparmi necessari al pagamento di una multa salata negli Stati Uniti, che secondo gli analisti di Sanford C. Bernstein potrebbe ammontare a 7,4 miliardi di dollari. Allo stesso tempo in Germania dovranno mettere a conto tutte le ulteriori ammende che arriveranno da altri Paesi, le possibili class action e le eventuali spese legali da sostenere nei processi avviati a carico dell'azienda. Secondo le stime di Credit Suisse, emerse nei giorni scorsi ma smentite dal Costruttore tedesco, il totale delle spese che Wolfsburg deve prepararsi a pagare ammonta a una cifra pari a 87 miliardi di dollari, oltre al fatto che dovrà fare i conti con l'andamento dei valori delle proprie azioni in borsa. Ciò che preoccupa di più il Gruppo in questo momento è la salvaguardia dei dipendenti e il giusto investimento per il futuro; bisogna considerare che, da solo, il Gruppo ha investito 17,4 miliardi di dollari nel 2014 in ricerca e sviluppo, vale a dire più di ogni altra azienda al mondo, o quanto Google e Apple messe insieme, considerazione fatta dall'analista Arndt Ellinghorst di Evercore Isi. I successi di un passato glorioso sono ormai già lontani.