
La Casa tedesca è sotto il fuoco incrociato anche in Italia. Dovrà difendersi nella class action di Altroconsumo per i consumi della Golf 1.6 TDI
La tempesta perfetta del Dieselgate, se vista da vicino, si scompone in temporali locali, uno dei quali scoppiato proprio nel nostro Paese. Vediamo come la class action di Altroconsumo, che per lo stesso motivo ha citato anche Fiat, s'innesti nello scandalo planetario dei test truccati.
CONSUMI FANTASIOSI? – L'antefatto di questa notizia risale a circa un anno fa ed è un bizzarro destino che un suo importante sviluppo venga reso noto proprio nel bel mezzo del cataclisma che ha colpito Volkswagen in particolare e l'industria dell'auto in generale. L'anno scorso l'associazione di tutela dei consumatori Altroconsumo ha intrapreso una Class Action contro Volkswagen accusando l'azienda di pratiche commerciali scorrette perché una Golf 1.6 TDI Blue Motion non otteneva i consumi dichiarati, che spesso sono figli di trucchi per abbassarli. La Golf, in versione da 77 kW, è stata infatti messa alla frusta in un laboratorio specializzato e, confrontando i risultati ottenuti in tema di consumi ed emissioni di CO con i dati dichiarati, sono emerse differenze peggiorative fino al 50% rispetto a quanto dichiarato. La notizia di oggi è che il Tribunale a Venezia ha fissato per il 2 ottobre la data per l'udienza che stabilirà l'ammissibilità della Class Action. La citazione chiede che Volkswagen rifonda i danni che, nell'ipotesi di una percorrenza media annua di 15.000 km, ammontano a 502 €, cifra che andrebbe corrisposta a chiunque possegga quel modello di Golf. Ricordiamo come Altroconsumo abbia in corso una causa anche contro Fiat, sempre in tema di differenza fra consumi reali e dichiarati, che è arrivata alla Corte d'Appello.
INDAGINI A TUTTI I LIVELLI – Altroconsumo ha inoltre sollecitato il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti perché chieda lumi alla Motorizzazione Civile tedesca, l'ente che emette i certificati europei di omologazione. In effetti, in questi giorni, alle autorità e ai manager tedeschi devono, per così dire, essere fischiate le orecchie in continuazione: molte cose sono cambiate (peggiorate) in sole 24 ore, cioè da quando si è diffusa la notizia che VW rischia una mega multa per le centraline modificate. In effetti ci sono stati pesanti ribassi sia per le quotazioni di altre Case sia nelle principali borse mondiali, anche perché i “conti” sono schizzati verso l'alto: se a Wolfsburg hanno ammesso come i tarocchi siano 11 milioni dopo che l'EPA ne ha contati 482.000 negli USA, questo implica come manchino all'appello 10,5 milioni di auto con il defeat device. Sicuramente una bella fetta è fuori dagli USA visto e considerato che, anche se i recenti sospetti dell'EPA sul V6 3.0 fossero confermati, i volumi di vendita del 3 litri – che viene montato su modelli alto di gamma come VW Touareg, Audi A6, A7, A8, Q7 e Porsche Cayenne – sono molto minori rispetto a quelli del 2000 TDi.
QUASI PER CASO – Ricordiamo come lo scandalo sia scoppiato in seguito a dei test condotti, in tempi non sospetti, dall'associazione no-profit ICCT (International Council on Clean Transportation), che pensò di comparare – con test su strada – consumi ed emissioni di alcune auto europee con le versioni destinate agli USA degli stessi modelli. Le emissioni nell'uso extraurbano a velocità medioalta dovrebbero essere molto più basse che nell'uso cittadino, ma le cose non andarono così per i modelli Volkswagen, che continuarono ad emettere molti NOx anche se testate su strada. Allora fu coinvolto anche il CARB (California Air Resources Board) che riscontrò le stesse discrepanze – emissioni 30/40 volte superiori ai limiti legali – fra i cicli di omologazione e l'uso su strada: le differenze stupirono anche l'EPA con i risultati che sappiamo. E mentre molti paesi europei, compresa la Germania, vogliono vederci chiaro (sembra che i software siano di Bosch, che potrebbe discolparsi dicendo di aver semplicemente creato il codice senza conoscerne l'impiego), un nuovo fronte potrebbe aprirsi ad opera dell'European Federation for Transport and Environment che, all'inizio di settembre, ha pubblicato un rapporto secondo il quale altre Case europee potrebbero aver barato durante i cicli di omologazione per “pulire” i loro veicoli diesel. Ma se davvero è così difficile far rientrare le gamme delle Case nei limiti del 2020 forse andrebbero ripensate molte cose, compresi i test di omologazione irrealistici che, infatti, fra qualche anno cambieranno. Chissà se dalla tempesta uscirà un nuovo impulso per i modelli che vanno a carburanti alternativi, quali Metano, GPL, gli ibridi e le elettriche?