Mazda CX-5 2017: prova su strada in anteprima

Mazda CX-5 2017: prova su strada in anteprima

Quasi del tutto nuovo il SUV Mazda CX-5, che evolve il Kodo Design ad un livello successivo ed ospita a bordo con la filosofia Jinba Ittai

25 Maggio 2017 - 04:05

In occasione del Salone di Ginevra 2017 è stata presentata la nuova generazione di Mazda CX-5, SUV di medie dimensioni che nel 2012 ha fatto il suo debutto in una interessante veste. Dalla semplice visione statica noi siamo passati a quella dinamica, poiché lungo le strade di Barcellona e dell'entroterra spagnolo abbiamo avuto la possibilità di provare il SUV giapponese, che si fregia dell'aggettivo “nuovo” poiché condivide ben poche soluzioni con il modello visto girare finora.

ESTETICA IMPONENTE Tra gli appassionati Mazda ormai da tempo si conoscono dei termini che richiamano filosofie di pensiero ben precise. Kodo Design è una di queste, ad esempio, che è proprio l'imprinting stilistico introdotto dalla generazione di Mazda CX-5 lanciata nel 2012 e che ha visto diverse interpretazioni su vari modelli della gamma, passando per la roadster Mazda MX-5 fino ad arrivare alla nuova CX-5. L'interpretazione del design esterno è diversa rispetto al passato, è diventata un'evoluzione che chiama in gioco una maturità spinta ed una maggiore consapevolezza del brand stesso in merito alle proprie potenzialità, considerando le buone performance di vendita mondiali e che continuano a crescere nel mercato italiano, che ha aperto i propri confini a Mazda solo qualche decennio fa. Si vede dunque una carrozzeria caratterizzata da linee semplici ma allo stesso tempo pulite e che richiamano il concetto di velocità. Tutto il fianco è figlio di una proporzione unica e ben definita, che disegna idealmente un arco che parte dal passaruota anteriore e si piega, allargandosi, verso tutta la zona posteriore. Ma una delle viste più esclusive e riuscite dal nuovo SUV di Mazda è sicuramente l'anteriore. La bocca grande, la calandra, con il logo in bella mostra affondato al centro della griglia è di una bellezza difficilmente eguagliata nell'odierno campo dell'automotive mondiale, agli angoli della quale i sottili gruppi ottici a LED filano verso l'esterno come graffi luminosi. Peccato che tutto il blocco posteriore non abbia assunto la stessa efficacia dell'anteriore, rispetto al quale mantiene un aspetto sempre dinamico ma più monolitico, con gli stop tondeggianti e gli scarichi posti in basso, che a dirla tutta sembrano non trovare perfettamente una propria collocazione dimensionale.

INTERNI DA…JINBA ITTAI Se il Kodo Design la fa da padrone esternamente, all'interno ciò che ha mosso i designer è stata la filosofia Jinba Ittai, quello che in giapponese è il naturale legame tra il cavallo ed il proprio cavaliere. L'Amministrato Delegato di Mazda Italia, Roberto Pietrantonio, ci ha spiegato come tra i target della progettazione ci fosse la gioia dei clienti nel “vivere” all'interno della nuova Mazda CX-5, per sottolineare quanto il punto di partenza del programma di sviluppo sia stato in primis l'esperienza umana piuttosto che la mera utilità e razionalità. Si sale a bordo di CX-5 e ci si ritrova quindi in un ambiente che vede guidatore e passeggero al suo fianco vivere in due spazi distinti ma allo stesso tempo uniti, grazie ai sedili riprogettati ed al tunnel centrale che fa da contraltare alla plancia: il primo riesce a separare le due entità, mentre la seconda offre lo spazio giusto per garantire un'autonoma gestione dei comandi dell'infotainment ad entrambi gli occupanti. Proprio la plancia è stato uno dei fulcri di sviluppo di questa nuova generazione di SUV, poiché è stata pensata per evitare distrazioni e permettere di avere tutto sott'occhio, quindi ci si ritrova su di un'auto con comandi alti e sulla quale, discorso ovviamente valido per chi guida, c'è bisogno di studiarsi bene la propria posizione ideale di guida. Comunque una cosa salta subito all'occhio della nuova Mazda CX-5: chiudere le portiere potrebbe trarre in inganno. Spieghiamo meglio. Le guarnizioni attorno alle porte del SUV di Hiroshima ammortizzano la chiusura della porta tanto da lasciare sempre il dubbio se si sia effettivamente chiusa o meno. In realtà è un sinonimo di qualità e confort, poiché tutti immaginiamo quelle tonfi secchi quando qualcuno chiude le porte con una certa veemenza, cosa che qui, almeno sul modello che abbiamo provato, non è accaduto. Se invece dobbiamo pensare ad un qualcosa che ci ha lasciati perplessi a sufficienza è senza ombra di dubbio il comando del riscaldamento sedili posteriori. Non perché non funzioni, ma perché è arrivabile solo abbassando il bracciolo al centro del divanetto, cosa impossibile quando si viaggia in cinque. In tale situazione bisognerà dunque fare a meno di ben due prese di ricarica USB, del suddetto riscaldamento e di due portabevande.

L'ELETTRONICA DI BORDO Mazda propone sul nuovo SUV CX-5 la gamma completa di sistemi che racchiude sotto la denominazione di i-ACTIVSENSE. Oltre al monitoraggio degli angoli ciechi degli specchietti sono disponibili anche il sistema di mantenimento della carreggiata ed il Lane Departure Warning, a supporto dei quali però arrivano anche due nuove opzioni: il Cruise Control Adattivo ed i nuovi fari a LED. Il primo permette all'auto di regolare in automatico la velocità per mantenere la distanza di sicurezza dal veicolo che precede, con funzione anche di ripartenza in caso ci si fermi di continuo nel traffico (ma solo con il cambio automatico), i secondi sfruttano ora 12 blocchi di LED autonomi – contro i 4 del precedente modello – per illuminare solo la porzione di strada necessaria e non abbagliare chi sopraggiunge. Immancabile è ora il sistema di frenata d'emergenza, così come la videocamera che permette all'auto di leggere i segnali stradali e riportarli comodamente come informazioni di bordo, anche se non anche sulla mappa del navigatore come altri sistemi ma solo sull'Head-Up Display.

SU STRADA L'auto che abbiamo scelto per il nostro test drive è stata una Mazda CX-5 con il motore diesel SKYACTIV-D da 2.2 litri, nella versione con potenza da 150 cavalli, trazione anteriore e cambio manuale a sei rapporti. Fin da subito il motore ci ha lasciati sorpresi, poiché nonostante 150 cavalli possano sembrare pochi, e su alcuni SUV di pari categoria – viaggiamo sui 4.55 metri di lunghezza esterna e con 1.460 kg di peso in ordine di marcia, 40 in più della scorsa generazione – in effetti abbiamo riscontrato esattamente questo problema, l'erogazione garantita dal propulsore Mazda non fa pentire di aver preferito questa configurazione piuttosto che la omologa da 175 cavalli. Merito dunque della chiara volontà di Mazda di non rispettare il downsizing che regna sovrano sul mercato, strategia che senza dubbio permette una corposità maggiore su tutta la schiena di giri proposti dal motore. CX-5 si guida comunque in modo rilassato, senza la necessità di voler strafare, anche perché di fatto è stato preferito un settaggio votato al confort e non alla sportività, quindi pecca di rollio qualora si “impicchi” qualche curva. Nulla di drastico e sicuramente poco rilevante per il target di mercato, le persone che vogliono un'auto tuttofare ma che abbia personalità e comodità tali da permettere spostamenti e capacità di carico forti – il bagagliaio conta una capienza di 506 litri -, ma noi abbiamo voluto cercare il classico pelo nell'uovo poiché non è disponibile nemmeno un selettore di guida che regoli elettronicamente la dinamica veicolo. E' presente però il sistema G-Vectoring, che a differenza dei classici sistemi Torque Vectoring legge i dati provenienti da una schiera di sensori e regola quello che devono fare le quattro ruote solo quando la situazione lo richiede, in modo da far percorrere le curve in tutta scioltezza e senza difficoltà. A venire incontro a chi guida l'Head-Up Display ormai è un qualcosa di irrinunciabile, che segna le principali informazioni che un conducente potrebbe cercare nel momento del bisogno. Se poi si cerca altro basta puntare ad uno dei tre quadranti della strumentazione, due analogici ed uno digitale, per ottenere in risposta giri, consumi e via discorrendo. Non è chiarissimo da leggere il display con l'indicazione dei consumi istantanei, per i quali avremmo preferito una indicazione numerica e non una lancetta che per giunta si muove con poca fluidità, ma l'effetto estetico è di una certe eleganza. Alla guida della nuova Mazda CX-5 ci siamo comunque goduti una strada di montagna lunga centinaia di chilometri, nell'entroterra spagnolo vicino Barcellona, lungo la quale ci siamo divertiti a cambiare marcia con il cambio manuale dagli innesti precisi e dalla buona consistenza della leva. E' vero che con un cambio automatico, che è disponibile, a sei marce, ci saremmo potuti risparmiare quella che diversi automobilisti definiscono “una noia”, ma è anche vero che l'elasticità del motore 2.2 litri nel riprendere vigore anche dal basso ci ha permesso di ridurre al minimo la necessità di cambiare. Tra le curve in salita ed in discesa nel passaggio da un panorama mozzafiato all'altro l'impianto frenante ha senza ombra di dubbio giocato un ruolo importante, poiché avrebbe potuto patire un surriscaldamento qualora avessimo preteso troppo, ma un'andatura turistica non ha fatto altro che confermare l'indole da viaggio dell'ultima nata di Hiroshima, assecondata anche da un volante molto morbido e leggero da manovrare.

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